La storia di Margherita

Margherita
Margherita ci ha lasciati il 27 gennaio 2009

Vedete questa minina bellissima?

Era Margherita, sorellina di Taddeo e di Berto...

 

Aveva tanta voglia di vivere, era felice, giocherellona, con occhi grandi e ciglia lunghe come i petali del fiore più bello che esiste. Per questo motivo la chiamai così: Margherita.

Taddeo, Berto e Margherita erano i figli di Sally, una minona tutta bianca, che un giorno, nella primavera del 2008, scese dalla collina dell'asino, che chi è già venuto nell'oasi, ha sentito ragliare...

Sally arrivò da me, con un pancione enorme. Si fermò, mi osservò attentamente con fare circospetto, poi mi fece un po' di fusa e lì prese una decisione... Una di quelle che bisogna prendere nella vita con coraggio, quando si è ad un bivio: decise di partorire i suoi piccini, in una cuccia della casina, come se nell'oasi avesse sempre vissuto.

 

Feci sterilizzare Margherita il 15 gennaio 2009, insieme ai suoi fratellini.

Dopo l'intervento li riportai nell'oasi, fecero una degenza stupenda: diedi loro gli antibiotici, tanta pappa gradatamente, il calduccio costante all'interno... Stavano meravigliosamente...

Notai che Margherita era rimasta un po' inquieta poiché, essendo lei la meno domabile dei tre, l'avevo dovuta prendere con una gabbietta, a tradimento, per portarla dal veterinario, ma la ferita era perfetta, asciutta, la pelle rosa, e tutto procedeva per il meglio...

Quando dopo 10 giorni, li lasciai uscire dal gabbione, iniziarono a giocare liberi e felici all'interno della casina riscaldata, con un topino per cui soprattutto lei, stravedeva fin da piccinina.

La sera di quel giorno in cui io liberai dal gabbione di degenza i tre minini, iniziò a nevicare...

Il giorno successivo, un po' in ansia per loro, arrivando all'oasi molto presto, trovai Marghe in un gabbione, molto mogia, coi fratellini che la osservavano e si chiedevano insieme a me, che cosa avesse.

 

In quell'esatto momento io mi posi una domanda:

"La chiudo nel gabbione e osservo cos'ha oppure la lascio libera senza stressarla ulteriormente, e la controllo, giorno dopo giorno, eventualmente riprendendo gli antibiotici?"

Pensai e ripensai... E decisi come aveva fatto la sua mamma scendendo dalla collina dell'asinello...

La lasciai libera, sicura, che l'amore che provavo per lei, non l'avrebbe mai fatta allontanare.

Dal pomeriggio non la trovai più, mai più viva...

 

Il 28 gennaio, dopo giorni di ricerca nella neve, che fioccava incessantemente, come per scherno nei miei confronti, la trovai nella casina a venti metri dall'oasi, una di quelle casine di cui è costellato il bosco, dove il giorno precedente avevo guardato, senza che ci fosse.

Aveva i suoi occhi color giada spalancati, vitrei, ghiacciati ed era senza vita.

Il senso di colpa per quella scelta sbagliata lo sento tutt'ora nel cuore... A volte la sogno.

Pensai addirittura di smettere di occuparmi di queste creature: forse avrei fatto meglio a dedicarmi alle pietre piuttosto che a loro?

Ma in fin dei conti, una persona fatta come me, si sarebbe affezionata anche ad una pietra, e, occupandomi di lei, un giorno anche per lei avrei dovuto scegliere, come ho fatto per Margherita.

Proseguii nel mio percorso amandoli, ed oggi sono qui che non scorderò mai il batter delle sue ciglia...

 

Avrebbe avuto ancora tanti giorni innanzi per giocare con il suo topino...

Spero mi abbia perdonato.

 

La vita sarà sempre piena di decisioni dure da prendere.

Ogni decisione che prenderai con Amore, però, sarà giusta.

Sergio Bambarén, Il guardiano del faro