La storia di Mari

Mari
Mari

Chi conosce la Mari, capisce che il suo musone ha nella sua dolcezza e nella sua apparente austerità, tanto di Vita e di Esperienza.

Ritengo sia doveroso raccontarvi di lei, e mi auguro di riuscire, con un italiano pressoché corretto e mirato, a trasmettervi ciò che la Mari è, e rappresenta: per sé, per l'Oasi, per me, ed ora per voi che l'amate tanto.

Sei anni fa, in aprile, capitai nello studio di colui che era il mio veterinario, prima del suo trasferimento.
 

La Mari, allora, era una minina senza nome; la vidi chiusa in un gabbione, immobile e visibilmente sofferente, e mi accostai a lei.

Il veterinario mi raccontò che una "onorevole" famiglia, l'aveva gettata dal sesto piano di un palazzo e che la lasciò agonizzante sul piazzale davanti al portone per ore: una signora, anima buona e gattara, la raccolse e la portò da lui.

Vedendo quel che era la sua situazione fisica, pensò che non avrebbe retto un intervento... Le usciva sangue dalla bocca ed aveva la schiena e le zampotte spezzate in più punti...Così la lasciò, curandola per quel che era possibile, nel gabbione, per un giorno, al fine di vedere a che punto fosse la resistenza suo cuoricino.

Mi spiegò tecnicamente cosa aveva, ma ora non saprei riportarvelo: era tutta rotta, questo lo ricordo molto bene.

Io entrai nello studio che lei stava svegliandosi dall'intervento di chiodi e chiodini per riassestare lo scheletro, e potete immaginare in che condizioni potesse essere... Il dottore mi confessò che non le avrebbe dato speranza alcuna di movimento e che se nei giorni successivi avesse visto sofferenza in lei, l'avrebbe soppressa.

Mi venne l'istinto di aprire il gabbione, e di accarezzarla.

 

E il destino, VOLLE....MASSIMAMENTE VOLLE.

 

Il suo "Prrrrrrrrr" immediato al mio tocco, mi insospettì, e captai la sua voglia di vivere, il suo desiderio di essere amata...

Chiamai il veterinario e gli chiesi di potermene occupare.

Lui subito non fu d'accordo: ogni tre ore occorreva cateterizzarla, per i farmaci che doveva assumere.

Io, invadente e quasi maleducata, insistetti a tal punto, che mi concesse, dopo istruzioni ed alcune indicazioni preziose, di portarmela nell'oasi: mi rifornì di una decina di farmaci, siringhe e flebo, e si raccomandò che la Mari stesse ferma.

Presi un mese di ferie che Dio volle mi concessero all'istante: dormii all'oasi per 31 notti... Quasi non sapevo più che mondo avessi in giro...

Andavo via dall'Oasi, solo per andare a mangiare al bar, per andare a lavarmi da mia mamma, e per accudire i minini di casa (allora abitavo in appartamento e feci trasferire lì mia madre coi suoi tre mici).

Come poche volte è accaduto nella mia vita, ci credevo: credevo fermamente che con Amore, qualcosa si sarebbe volto in positivo per quella creatura.

Feci addirittura un voto alla Madonna, e la chiamai Maria. A posteriori seppi anche che Maria era il nome della signora che pietosamente l'aveva condotta dal veterinario.

Il tredicesimo giorno di cure, mentre le cantavo una canzone e la accarezzavo, mosse uno zampino.

Chiamai il dottore che non credeva ai suoi occhi: mi insegnò con un suo collega qualche lieve movimento di fisioterapia e mi aiutò anche lui, venendo quasi ogni giorno a vederla.

 

Salva, era salva...

 

Ci volle un anno abbondante perché la Mari iniziasse a camminare bene, o quasi...

Le sue zampine, storte e protagoniste di meravigliose pose di danza classica e i suoi dentini ormai caduti, quando la guardo, mi riportano al miracolo che rappresenta.

Data la sua personalità, ovviamente non poteva finire lì, la sua vicenda...

Dopo due anni, la portai in un centro per la sterilizzazione.

Aveva una cicatrice visibile sul pancino e non la operarono.

 

Quando mi chiamarono, per andarla a riprendere, la Mari non si trovava più.

 

Chi diceva che un dottore, pensando non fosse di nessuno, l'avesse data ad una signora che se n'era innamorata, chi diceva che un veterinario stesso l'aveva portata a casa propria, chi diceva che il gabbione, mal chiuso, e che dava su un boschetto, era aperto e lei fosse andata via.

Troppe contraddizioni, troppo di tutto. Non voglio ricordare alcun momento della disperazione che mi colse in quegli attimi: vi basti sapere che dopo due settimane e 520€ di parcella pagati ad un avvocato (sì, perché interpellai e feci intervenire pure un avvocato ed ho ancora la sua fattura), la Mari saltò (si fa per dire..."zampettò"), fuori :)

 

La riebbi!

 

Da allora è sempre stata con me: provai a portarla nel mio appartamento, ma voleva uscire...

Provai a portarla a casa di mia mamma, che l'avrebbe accolta con altrettanto amore, per tutelarla maggiormente, ma pianse tre notti dalla porta.... Voleva uscire.

Allora la riporti all'Oasi: sempre schiva verso tutti, ma a casa sua e serena, tanto serena.

 

L'Oasi è casa della Mari: nessuno me la porterà mai via, non ce la toglierà mai nessuno.

 

Ora capite perché, SE LA MARI MI CHIEDESSE UNA LUNA DI STICK.... IO SALIREI SULLA LUNA, PRENDEREI LE MISURE, SCENDEREI SULLA TERRA, NE RIPRODURREI UNA UGUALE, PER RIEMPIRLA DI CIO' CHE LEI AMA E MASTICA CON TANTA VOLONTÀ?

 

Sono certa di sì....

 

Mari ci ha lasciati il 30 agosto 2013